L’India pretende rispetto e continua a violentare…


Kashmir, Donne in Protesta © Kash Gabriele Torsello

Kashmir, Donne in Protesta © Kash Gabriele Torsello

Il 3 febbraio 2013, nonostante le proteste in tutto il paese da parte dei gruppi per i diritti umani e delle associazioni per i diritti delle donne, il presidente dell’India Pranab Mukherjee ha firmato l’Ordinanza 2013 di emendamento del codice penale, in materia di violenza contro le donne.

L’ordinanza continua a porre la polizia e le forze armate al di sopra della legge nei casi di violenza sessuale. Secondo le procedure penali vigenti e varie leggi speciali, gli appartenenti alle forze di polizia e alle forze di sicurezza non sono perseguibili, neanche per violenza sessuale, a meno che l’organo governativo sovraintendente non dia la sua approvazione. Questo accade raramente, garantendo così un’effettiva immunità per chi si rende responsabile di queste gravi azioni. La Commissione Verma ha raccomandato la rimozione di queste immunità legali. Secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, i tempi lunghi delle procedure legali contro membri della polizia e delle forze armate hanno dato vita a un sistematico ciclo d’ingiustizia per le donne sopravvissute alla violenza nel nordest dell’India, nello stato di Jammu e Kashmir, così come nelle zone dove operano i gruppi maoisti.

Secondo Ganguly di Human Rights Watch, “le leggi indiane non dovrebbero fornire alla polizia e alle forze armate privilegi speciali per compiere violenze sessuali e altre violazioni dei diritti umani. Richiedere l’autorizzazione governativa per poter portare in tribunale un funzionario dello stato è un’inaccettabile barriera alla giustizia per le sopravvissute alla violenza sessuale”.

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